«Chiamate-i alle urne il 4 marzo, quasi le elettrici e gli elettori non se ne sono nemmeno accorti. Eppure le risposte che hanno dato sono state eclatanti e chiare, pur lasciando nell’incertezza il destino della Nazione. Una Nazione dal debito pubblico elevatissimo, lacerata dall’aumento della povertà assoluta e dalla disoccupazione giovanile e dove le donne sono ancora costrette a subire le minorazioni del soffitto di cristallo. Ora si dovrà aspettare speranzosi che non si attivino dinamiche egocentristiche o pretestuose recriminazioni tanto meno nascondimenti di minoranze ricattatorie che potrebbero obbligare ad un ulteriore voto in tempi brevi. Palude sulle presidenze, consultazioni e veti, rivendicazioni, contraddizioni mentre Mattarella attiva la decantazione con la Costituzione alla mano.
Per il consiglio regionale del Lazio le cose sono andate in una direzione diversa, se pur prevedibile, anche se con un verdetto finale che lascia l’attuale Presidente -eletto al secondo mandato- senza maggioranza certa.
Qualche dato necessita per coerenza politica. Zingaretti, candidato presidente per la coalizione larga del centrosinistra, vince nonostante abbia perso 311.662 voti (pari a -7,8) rispetto al 2013. Il centrodestra con Parisi sale a 964.418 voti rispetto a Storace che nel 2013 ne ottenne 959.683, il che significa che in questi ultimi cinque anni si è notevolmente ridotto il margine di distanza che separa il centrodestra dal centrosinistra: dagli oltre 11 punti percentuali nel 2013 si è giunti a meno di 2 punti percentuali di scarto tra i due schieramenti.
Un secondo livello di analisi ci descrive come le liste che appoggiavano Parisi hanno ottenuto un numero maggiore di consensi – 922.606 – rispetto a quelle a sostegno di Zingaretti che invece si sono fermate a 867.369 voti. Questo significa che soltanto la forza del Presidente uscente ha permesso al centrosinistra di riconfermarsi alla guida della regione Lazio. In ultimo, nel contesto della competizione regionale sono emerse le stesse tendenze rispetto a quelle nazionali e cioè che i due partiti che hanno dato le migliori prestazioni rispetto al 2013 sono state la Lega e il Movimento 5 stelle. Il primo aumenta i suoi consensi di 8,8 punti percentuali mentre il M5s cresce di 92.490 voti dal voto del 2013.
Va puntualizzato che il Partito democratico riscontra il maggiore arretramento nei suoi consensi (960.932 voti presi nel 2013, ridotti di circa un terzo -311.744 nel 2018), un calo di -8,6 punti percentuali. Il secondo sconfitto appare il partito di Berlusconi che ha registrato un calo di 187.054 voti rispetto ai consensi ottenuti nel 2013, pari a 595.220, ma a differenza di quanto avvenuto nel c/s (dove la perdita di consensi ha avvantaggiato i partiti che erano fuori dalla coalizione), in questo ultimo caso, la riduzione dei consensi è stata riassorbita dalla Lega e da Fratelli d’Italia.
Nella Provincia di Frosinone i votanti in questa tornata regionale sono stati il 66,56%: Forza Italia raggiunge il 17,57% con un totale del c/d del 39,67% e con la lista Parisi presidente al 35,73%. Il Partito democratico raggiunge il 20.21% con un totale del c/s del 33,94% e con la lista Zingaretti presidente al 31,77%. Il M5s arriva al 20,90% con la lista di Lombardi presidente al 26,32%.
Nella nostra provincia appare chiarissima la diminuzione della capacità d’attrazione di due forze politiche (Forza Italia ed il Pd) che sono state protagoniste, nel bene e nel male e sotto diverse forme ma con continuità, dal 1994 ad oggi. Agli occhi degli elettori la politica locale sembra subalterna a piccoli e medi notabili che gestiscono i voti fra un’elezione e l’altra, mentre si continuano a perdere posti di lavoro ed opportunità di sviluppo. Tutti hanno perso, dunque tutti hanno vinto e la verità è che nessuno ha seriamente voglia di fare una analisi di quanto accaduto serena, dettagliata,coerente e aperta coinvolgendo la base dell’elettorato e gli astenuti.
Finchè gli uomini che governano i partiti da queste parti (visto che di donne non possiamo parlare perché non hanno mai occupato veramente posti decisionali nella enclave partitica provinciale) non capiranno che è necessario ridisegnare una FORMA PARTITO nuova, evoluta, moderna, diversa che deve necessariamente mettere al centro il PROGETTO e la gente e che diventi una opportunità per il territorio (una vera e propria Rete delle Reti dal basso che intercetti civismo, talenti ed eccellenze), nulla potrà cambiare.
Noi della Rete, indipendenti, civici, liberi da pregiudizi abbiamo fatto in questi giorni un tentativo per riunire intorno ad un tavolo, in un confronto unico anime e pensieri diversi, a partire dal centro sinistra. Perché crediamo che un dibattito sia urgente e necessario. Le risposte sono state negative rimanendo “costoro” – vinti e vincitori- chiusi nelle logore logiche di gestione e salvaguardia dei propri bottini predati. Nessuno ha dato finora, la propria reale disponibilità, segno chiaro che non c’è da parte loro nessuna volontà credibile a rilanciare il futuro di questa terra.
Insisteremo oltre gli ostacoli, mettendo a disposizione il nostro background, certi che un nuovo risorgimento della nostra terra è ormai vicino».