Ieri sera, dopo un vertice di cinque ore, è stato stabilito che nel Documento di programmazione Economica e Finanziaria (Def) il rapporto deficit/Pil arriverà al 2,4%, sforando la soglia dell’1,6% fissata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Entro il 15 ottobre il governo deve mandare la bozza della legge di bilancio alle istituzioni europee. Quel che potrebbe succedere dopo lo sintetizza bene la Repubblica.
“Il 16 ottobre, il vicepresidente della Commissione europea, il lettone Valdis Dombrovskis, e il titolare dei conti pubblici, il francese Pierre Moscovici, firmeranno la lettera che mai si sarebbero aspettati a pochi mesi dalla fine del loro mandato a Bruxelles: intimeranno al governo Conte di modificare la manovra entro due settimane, o saranno costretti a rigettarla. Quindi, a fine ottobre, se nulla sarà cambiato nel bilancio italiano per il 2019, scriveranno la loro opinione negativa, il rigetto della finanziaria gialloverde prima ancora della sua approvazione in Parlamento per via di un peggioramento strutturale del deficit di 12,6 miliardi.
A quel punto ci saranno altre tre settimane per cancellare quel 2,4% dalla casella del disavanzo. Se così non sarà, intorno al 21 novembre arriverà la bocciatura definitiva che aprirà la porta a una procedura di infrazione sui conti italiani al più tardi nei primi mesi del 2019. Il commissariamento europeo del governo grillo-leghista con una serie di parametri molto stringenti per rimettere deficit e debito su una traiettoria discendente”.
Quel che pensano gli investitori stranieri, della decisione del governo, si può sintetizzare in una delle risposte di Eric Brard, responsabile del reddito fisso di Amundi, alle domande del giornalista del Sole 24Ore, l’intervista è sul quotidiano di oggi: “L’Italia è un Paese grande e ricco, con fondamentali economici positivi. Noi gestiamo un portafoglio di titoli denominati in euro e l’Italia ne fa parte. Oggi la situazione politica è fonte di incertezza, vero, ma allo stato attuale è ragionevole pensare che il Governo voglia realizzare le sue promesse elettorali con gradualità. Per questo bisogna aspettare non solo questa legge di Bilancio, ma anche i passaggi successivi”.
Giuliano Borgna