“Va maturando l’idea che una riforma dello status di Roma in questo scampolo legislatura porti ad un punto di non ritorno sul tema. Entro l’estate si può partire in aula, poi ci vorrà un anno per le quattro letture della legge costituzionale. Poi ci sarà anche il referendum. Spero che la campagna elettorale possa essere un acceleratore e non un momento di ostacolo alla riforma costituzionale sui poteri da conferire a Roma”. Così Roberto Morassut, deputato Pd, nel corso del convegno “Roma Città regione” sulla riforma dello status di Roma Capitale. “Tutte le forze politiche ormai sembrano convergere quantomeno sugli obiettivi- aggiunge- Ovviamente parliamo di un processo costituente e non c’è nessuna bacchetta magica, un processo costituente che prevederà anni di lavoro sulla legislazione e un referendum per approvare il nuovo ordinamento. In ogni caso dobbiamo sapere che se inizia un percorso durerà almeno una consiliatura. Chiunque si insedierà dovra sapere che dovrà guidare anche questo processo costituente. La nuova consapevolezza delle forze politiche dipende dal fatto che fare il sindaco a Roma e in altre città è diventato un mestiere difficile: per questo anche le migliori personalità dei partiti tendono a farsi da parte e a non mettersi in gioco”. “C’è bisogno di un salto- ha concluso Morassut- il percorso della legislazione ordinaria tende a ribadire poteri che Roma, di fatto, già ha. Io penso che serva anche una riforma più ampia che porti a ridisegnare i confini delle regioni, diminuendone il numero. Perché il problema non è creare quel federalismo differenziato voluto dalla Lega che magari favorisca le regioni del nord. Bisogna lavorare sui territori regionali e dare poteri e risorse alle tre grandi aree metropolitane con vocazione di metropoli: Roma, Napoli e Milano. Mi preoccupano altre proposte che creano degli ibridi che introducono il rischio di sovrapposizioni con altri poteri: se si fa Roma-Regione ma non la si sgancia dal Lazio, si rischia solo di creare ulteriori conflitti”.