Roberto Cingolani, il ministro della transizione ecologica, docente di fisica, tradisce il principio di indeterminazione di Heisemberg, la nascita della meccanica quantistica: l’impossibilità di una misurazione contemporanea della posizione e della velocità di una particella; i fenomeni non possono essere studiati a prescindere dagli effetti, dalle azioni di disturbo provocate dall’osservatore, che va pertanto assunto come parte integrante del fenomeno. Perché?
“La fantasia al potere” era lo slogan dei sessantottini, figli dei baroni che contestavano i padri. Certo, Roberto aveva appena 8 anni, probabilmente frequentava le elementari ed amorevolmente la madre gli preparava la merenda con la nutella, sicuramente si sarà informato sui libri che riportano la storiografia scritta con gli occhiali del narratore.
Noi del ’39 all’età di 8 anni non andavamo a scuola con la merenda, nella cartella di cartone avevamo una matita. Ma abbiamo capito che era nata la Repubblica tradita dai migliori dell’ultima generazione di tecnici esperti di politica che hanno assunto il comando del Paese per la ripresa e la resilienza, distribuendo con “fare sicuro” i soldi dei contribuenti agli imprenditori ecosostenibili per il bene comune. Così dicono Draghi e Cingolani. A me i conti non tornano eppure sono più professionalizzato di Draghi che ha studiato solo economia finanziaria con il Prof. Federico Caffé, ma anche in questo l’ho anticipato e qualcosa di fisica capisco anch’io.
Mi permetto, con il consenso del fisico Cingolani e dell’economista Draghi, di ricordare un articolo che scrissi in tempi non sospetti su il quotidiano l’Opinione diretto dal compianto, immenso giornalista Arturo Diaconale, al quale va il mio affetto indelebile. Ecco l’articolo: “Dalla fantasia al potere all’idiozia al potere” di Carlo Priolo 3 settembre 2013.
Nell’era del mitico “68 gli studenti auspicavano “la fantasia al potere”, oggi sembra l’epoca dell’”idiozia al potere”. È credibile che un giovane sindaco di modestissime capacità possa candidarsi a dirigere un partito che nel bene e nel male ha segnato la storia politica dell’Italia dalla seconda guerra mondiale ai nostri giorni? È pensabile che un giovanotto poco preparato possa mettere nell’angolo i dotti maggiorenti del partito ed esaltare il popolo dei militanti con banalità esplosive: ” se diventerò segretario del partito abolirò le correnti”; ” debellerò le forme di acredine ed i personalismi”; ” un partito non deve avere le correnti, ma idee”; ” non sono contro questo Governo, ma il Governo deve fare per il bene dei cittadini”. Effettivamente mancavano nel dibattito politico di questi ultimi 20 anni queste parole di verità, illuminanti per un futuro migliore. Per spiegare come ciò possa avvenire basterebbe ripensare alla frase lapidaria di Nanni Moretti:” filosofia da autobus”. Ma non basta. Per capire l’atroce e pericoloso fenomeno del consenso va detto che è un sistema circolatorio che si alimenta dal suo interno, generando la follia dell’idiozia.
Il popolo dei militanti e dei non militanti con orientamento politico di sinistra chiede la vittoria del proprio partito: si esalta quando vince, si deprime quando perde, cercando un nuovo leader purchessia. Gli affabulatori del popolo dei militanti e di quelli vicini alle loro posizioni, consapevoli o meno della inutilità di porre all’ attenzione la soluzione dei problemi, si impegnano con tutte le energie sul versante delle idiozie compiacenti, della distinzione tra presentabili ed impresentabili, tra democratici ed antidemocratici, tra difensori della legalità e truffatori. Un mercato dell’effimero, della potenza dell’idiozia che porta fatalmente alla catastrofe, da una parte e dall’altra dove il sistema circolatorio della ricerca del consenso segue le leggi ferree dell’idiozia.
Non sembra necessario ricorre agli eccelsi scientifici dell’economia, della politica economica, della sociologia, della antropologia culturale, della psicologia sociale, basterebbe leggere “l’idiota” di Fedor Dostoevskij per capire la potenza travolgente dell’idiota fatto uomo, fatto persona. La necessità di trascurare le connotazioni di classe che tanto hanno appassionato la grande tradizione realistica cede il passo alle dispute condominiali maggiormente interessanti per gli uditori delle vicende politiche. L’ambivalenza di ogni più sincero sentimento, di ogni comportamento di ogni scelta emotiva o meditata dovrebbe invitare alla introspezione, alla analisi per conoscere attraverso le contraddizioni la vera natura umana. Il giovane cavaliere errante del PD parla di idee con una ingenuità che lascia esterrefatti, pensando che gli elettori potrebbero proiettarlo a governare il Paese. Un sciagura inaudita data la pochezza dell’uomo e del suo limitato bagaglio culturale. Purtroppo è in buona compagnia sia di quelli che attualmente rappresentano il popolo sovrano negli scranni del Parlamento, sia di quelli che hanno preceduto gli attuali.
Sarà colpa della legge elettorale che non consentirebbe all’elettore di sceglie e di farsi rappresentare adeguatamente? Penso proprio di no, pur se la legge elettorale deve essere cambiata. Bisogna riconoscere che l’elettore non è in grado di scegliere per la semplice ragione che il voto è nella maggior parte dei casi deciso emotivamente, dipendente dagli umori del momento, condizionato da una informazione partigiana troppo colorata da specifici interessi di gruppi ed appartenenze, influenzato da una TV superficiale a volte cialtrona, senza qualità, senza cultura. Se la parte migliore e più attrezzata dell’elettorato è quella che applaude al giovane Renzi, allora la conclusione è in re ipsa, secondo un noto brocardo latino. Dall’altra parte (la parte avversa) come si sul dire ” pari e patta”. Niente di nuovo sotto il sole, anzi peggio. Lasciamo cadere nel vuoto assoluto l’invito del giovane mattatore ad avere ” idee”, in quanto il termine è vago ed astratto. Idea è l’ immagine che l’ intelletto si forma di ciò che è oggetto di conoscenza.
Secondo Platone forma eterna puramente intellegibile, corrispondente all’essenza delle cose sensibili e congiungenti. Nella filosofia di Kant concetto fondamentale della ragione che regola l’attività della conoscenza e secondo Hegel l’assoluto concepito come sintesi dialettica di soggettività o oggettività. Ma il giovane demiurgo della rinascita della sinistra forse intendeva semplicemente suscitare l’applauso degli astanti per alimentare il ” regime” dell’ ignoranza e la ” deriva” dell’idiozia secondo i principi dell’etica politica dei rottamatori pret à porter e dei rinnovatori alla Serracchiani e alla Civati.
La spesa pubblica in Italia costa 750 mld l’anno. Renzi ci segnala che in un altro Paese con una sentenza definitiva il politico condannato non aspetta di essere dichiarato decaduto; va a casa da solo. In un altro Paese i cittadini, quelli a favore dei quali i politici pregano e lavorano, azzererebbero la classe politica in un sol colpo, sapendo di pagare il doppio per servizi di scarsa qualità. È non per un anno, ma per decenni. Se la legge è uguale per tutti (ma questa è un’ altra idiozia; nei tribunali è diseguale per tutti) la sinistra, alla quale Renzi dice di appartenere, ha detto di Sofri, un assassino, che era un prigioniero dello Stato, come il Magistrato di sinistra Dott.ssa Forleo ha sentenziato che dei terroristi fossero dei guerriglieri. Forse (e non è mia intenzione difenderlo, anzi) anche Berlusconi potrebbe essere definito un guerrigliero del popolo delle libertà ed anche un prigioniero dello Stato, meglio della Magistratura.
Certo se la squadra che difende il Cavaliere è capitanata dalla Santanchè e dalla Carfagna, fa bene ad andare in galera, un anno passa presto. Veda Renzi, in questo Paese è consentito ad un signore di un altro Paese, dimorante irregolare, di camminare indisturbato per le vie di Milano con un piccone ed uccidere tre persone. In questo Paese migranti venuti da altre terre vengono salvati in mare, accolti con amore, fornendo loro cibi, vestiario ed un luogo per dormire ed essere protetti nei CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione), nei CDA (Centri di primo soccorso ed accoglienza) e nei CARA (Centri accoglienza richiedenti asilo). Così prescrive la legge. Ma non va bene, il giorno seguente al salvataggio bruciano le stanze dove sono accolti, protestano e saltano sui tetti e chiedono ” libertà”; si sentono prigionieri di quelli che gli hanno salvato la vita e tolti dalla disperazione. Questo è uno strano Paese, diverso dagli altri nel bene e nel male, basterebbe solo osservare che uno come Lei, che obiettivamente, nella graduatoria delle intelligenze colte è vicino allo zero, come peraltro chi scrive, può aspirare ad amministrare l’Azienda Italia. Non Le sembra strano tutto ciò?