Correva il tempo della seconda guerra mondiale. Noi bambini eravamo abituati ad ubbidire. Mio padre, la famiglia di mia madre (due fratelli morti sul Don, uno tornato mutilato dall’Africa) ed in piccola parte il sottoscritto abbiamo offerto generosamente il nostro contributo. Mio padre ha partecipato alla Resistenza poi l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica. Abbiamo ospitato in casa due perseguitati ebrei, con loro abbiamo diviso pane e patate. Nessuno ci ha ringraziato, ma non lo abbiamo chiesto. Mio nonno e mio bisnonno tutti militari. Su questo capitolo il richiamo si congiunge anche alla famiglia di mia moglie sia sul versante paterno (colonnello pilota dell’aeronautica militare) sia più incisivamente sul versante materno Filomena De Lollis (farmacista di ospedale pubblico), i suoi fratelli e sorelle insigniti dallo Stato con onorificenze, nipote del Maestro Cesare De Lollis. Così dal capitolo del libro di storia (Alberto De Bernardi, Scipione Guarracino, Roberto Maragliano): “fu resistenza morale e culturale l’opera dispiegata da Benedetto Croce con “la Critica”, da Cesare De Lollis con la “Cultura” e da altri scrittori ed editori coraggiosi che tennero acceso il fuoco della libertà di pensiero.” Cesare De Lollis dopo aver partecipato, dalle colonne di “Italia Nostra” giornale dallo stesso fondato, ad una campagna per la neutralità, che resta un esempio di superiore cultura e meditata considerazione degli interessi della Patria, deciso l’intervento, volle anch’egli arruolarsi volontario a dimostrazione della autenticità della propria posizione. Nato nel 1863 il Maestro Cesare De Lollis trascorse tutto il periodo al fronte ed aveva 56 anni. Scrisse poi il libro “Taccuino di guerra”. Il saggio esamina la posizione dell’intellettuale e professore abruzzese Cesare De Lollis nei confronti della Grande Guerra cui prese parte arruolandosi volontario nell’esercito, come racconta in “Taccuino di guerra”. Tornato a casa in Alto Adige, alla fine del conflitto, parla del suo ritorno nelle prose di “Reisebilder” (1929).
La memoria a differenza del ricordo non rappresenta solo un’immagine di qualcosa che è stato, ma ne fissa nell’umanità l’idea, generando cultura antropologica, conoscenza e alimentando la riflessione. Non abbiamo mai preteso riconoscimenti né abbiamo esibito medaglie pur riconosciute, atteso che la guerra impone il dovere della difesa senza alternative. Ma dal giorno della liberazione del 25 aprile 1945 e dalla nascita della Repubblica del 2 giugno 1946, abbiamo liberato l’Italia dal nazifascismo ed abbiamo detto tutti insieme mai più.
Sua Eccellenza il Prof. Draghi nel discorso alla Nazione, la risposta al discorso del presidente Zelensky, democraticamente eletto dal popolo ucraino, ed al Parlamento italiano, ha affermato: “Con le armi all’Ucraina difendiamo i nostri valori, l’Europa sta facendo moltissimo” ed ancora “cedere apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa”. Il decreto del Prof. Draghi stabilisce: invio di armi, razionamento gas e rifugiati. Le armi: missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici Browning, mitragliatrici Mg e munizioni.
Purtroppo gli aiuti hanno un costo ed il Prof. Mario Draghi ha parlato a nome di tutta la popolazione italiana di 59.258.000 persone e proprio per provare che le parole sono sincere, come non ho motivo di dubitare, anche per non ingannare il Presidente Zelensky e il popolo ucraino che combatte per i valori della democrazia e della libertà, il Presidente Draghi, forte della sua indiscussa autorevolezza e per il prestigio internazionale che lo distingue, dovrebbe invitare tutti i membri del governo e tutti i parlamentari presenti all’incontro con il Presidente Zelensky di rinunciare a tutte le prebende, stipendi, indennità, o altre denominazioni di risorse economiche fino a coprire i costi per le armi inviate agli ucraini. Altrimenti si potrebbe pensare che con i soldi degli altri è facile essere generosi, anche perché il Governo e il Parlamento decidono ogni iniziativa e ogni provvedimento anche in tempi di pace con i soldi dei contribuenti, che pure va detto sono tutelati dagli interventi dei sindacalisti.
Ma Sua Eccellenza il Prof. Mario Draghi ha vieppiù meravigliato quando ha tuonato contro Putin: “Putin ascolti chi manifesta contro la guerra”. “Mentre condanniamo la posizione di Putin, dobbiamo ricordarci che questo non è uno scontro contro la nazione e i suoi cittadini – molti dei quali non approvano le azioni del loro Governo. Dall’inizio dell’invasione, sono circa 6.000 le persone arrestate per aver manifestato contro l’invasione dell’Ucraina, 2.700 solo nella giornata di domenica. Ammiro il coraggio di chi prende parte, Il Cremlino dovrebbe ascoltare queste voci ed abbandonare i suoi piani di guerra”.
Mi ha ricordato una frase che noi giovani dell’epoca abbiamo scolpito nella memoria, quella di un dissidente sovietico: “non posso essere liberamente con voi finché non sarò libero di esservi contro”.
Eccellenza, Lei che può, ricordi al Prof. Giuseppe Conte e al Prof. Enrico Letta, che non conosco, che le parole del dissidente sovietico non sono state archiviate come praticano i magistrati.
Così conclude il Prof. Draghi: “L’Italia non si volterà dall’altra parte” . “Costruire un mondo più giusto e più umano”. Sovente Lei, Prof. Draghi, usa delle espressioni che ho usato ed uso riguardo al fenomeno dei figli d’Italia strappati alle famiglie, ma non deve sembrare che voglia prevaricarla, è solo una questione di anagrafe.
Queste locuzioni di indeclinabile coraggio ed eroismo istituzionale mi spingono ad aggiungere un insignificante codicillo al mio se vogliamo testamento, atteso che ormai il tempo si è fatto corto: prima l’Ucraina, senza se e senza ma, ma il Prof. Draghi, quando ha tempo, dovrebbe liberare 60.000 figli di italiani prigionieri di alcuni magistrati, che con i loro inquietanti provvedimenti hanno sequestrato dei bambini ai genitori biologici per affidarli al mercato della tratta di minori, con crimini nei confronti principalmente delle madri, quali stupri, violenze di ogni genere, maltrattamenti, oltre a minacce, ricatti e rappresaglie di figure istituzionali, come fossimo ai tempi di via Rasella, storie che i giovani parlamentari non conoscono e comunque alle quali non hanno partecipato. Altrimenti è facile scandalizzarsi.
E’ stato posto il segreto di Stato, con il divieto assoluto della divulgazione di informazioni su 60.000 bambini infoibati nelle case famiglia sottratti ai genitori biologici per eccesso di affetto, per essere alienanti e per evitare il confitto di lealtà in quanto tra i genitori sorgono contenziosi dopo la fine dell’unione amorosa.
20.000 affidamenti senza alcuna ragione plausibile per vendere i figli degli altri agli amici degli amici e conoscenti. 600.000 figli e genitori affidati ai servizi sociali e posti agli arresti domiciliari, in attesa di funeste decisioni delle assistenti sociali, che hanno sospeso la decisione di collocare i figli nella case famiglia, un’attesa angosciosa che rende la vita un inferno.
1.250.000 tra genitori, parenti, amici espropriati. 2.000.000 se si contabilizzano le famiglie di parenti e amici.
Terremotati dalle decisioni dei giudici minorili, dalle relazioni delle assistenti sociali, dalle perizie delle psicologhe forensi, dall’agire minaccioso dei tutori e curatori speciali, dall’inadeguatezza degli educatori, negoziatori, un esercito di corrotti e corruttori che fa business sulle lacrime di piccole creature. Un uso sfrenato della psichiatria repressiva.
Al centro del sistema le case famiglia e centri di accoglienza (ovviamente non tutte) con un giro di affari, di ricavi di dieci miliardi di euro l’anno versato dai Comuni alle case famiglia e centri di accoglienza più l’indotto consulenze a pagamento due miliardi l’anno. Dove i bambini sequestrati vengono sistematicamente torturati ed è reciso chirurgicamente il rapporto affettivo con i genitori, violando le leggi biologiche della relazione figli genitori scritta nel DNA di ognuno di noi. Il sistema favorisce i mercanti delle case famiglia, luoghi di torture, dove trafficanti di carne umana moltiplicano i loro profitti, facendo crescere gli avanzi di bilancio, fingendo di accogliere i bambini che soffrono perché i genitori non vanno più d’accordo, giovandosi delle liti familiari.