Niente Codice Cencelli per Giorgia. La premier in pectore ha deciso di procedere con una trattativa diversa dalle abitudini dei maestri del consociativismo, quelli che dovevano governare insieme pur nelle diversità. Non ha messo tutte le possibilità sul tavolo: dicasteri, sottosegretariati, presidenze, titoli onorifici e incarichi speciali.
Solitamente i trattanti mettono tutto sul tavolo: quindi decidono il criterio di scelta a seconda dei pesi specifici e delle necessità poi distribuiscono dando a ciascuno quello che gli spetta, rispettando la geometria degli spazi di ciascun richiedente.
Niente di questo per la diva Giorgia. Ma è ancora da dimostrare che col suo metodo si arrivi a dama. La Meloni infatti vuole innanzitutto scegliere sui presidenti della Camera e del Senato. Sono decisioni da prendere in due giorni. Il suo partito vorrebbe la presidenza del Senato. Ignazio La Russa dovrebbe essere il presidente ma la Lega vuole Roberto Calderoli. Se la discussione arrivasse in chiaro nel dibattito, la nuova maggioranza non ci farebbe una bella figura. Parte dell’opposizione sicuramente offrirebbe un sostegno alla Lega per incrinare la maggioranza. Di qui, si inizierebbe la recita a soggetto con crisi di nervi in neo-maggioranza. Ma così non deve essere.
L’idea di cedere una delle due camere all’opposizione si esclude. Secondo i rumors allora Giorgia vorrebbe tagliare il nodo gordiano prendendosi entrambe le presidenze. Dalla sua visuale la presidenza di Palazzo Madama ha importanza preminente perché la maggioranza è esigua. Ma delicate sono le tecnicalità per arrivare ad eleggerla, questa benedetta presidenza. Infatti al Senato per eleggere il presidente si deve arrivare a maggioranza assoluta nelle prime due votazioni, dalla terza è sufficiente anche la maggioranza che esce dai presenti. Ma se si va alla quarta votazione c’è il ballottaggio tra i primi due precedentemente votati.
In sostanza la maggioranza c’è, ma non deve ballare. Deve garantire di esserci. La Lega potrebbe accomodare il contenzioso sul nome se Giorgia accetta Salvini in un dicastero di peso. Il capitano Matteo vuole rafforzare il contatto con Giorgia, anche per garantirsi il ridimensionamento di Giorgietti che però farebbe comodo in un dicastero economico.
Ma il vulnus della vicenda che rende inquieta l’elezione dei presidenti è il “gran rifiuto” posto da Giorgia sulla proposta della Ronzulli al ministero dalla Salute. È il Cavaliere stesso ad aver lanciato questa preferenza e vedersela respinta non deve essere stato gradito. A poco serve quindi la rassicurazione di Antonio Tajani agli Esteri.
Come in qualsiasi tavolo di persone d’onore il “no” esplicito non si pronuncia mai. Mutuato in linguaggio di altri indicibili contesti consiste in una “mancanza di rispetto”. Ed è qui che la manifestazione di rispetto si dimostra garantendo le prime due presidenze. Senato e Parlamento. E attenti a non creare commistioni con gli altri. Sarebbe l’inizio, sì, ma della fine.