AGI – Il ricordo di Giovanni Falcone e la replica a chi le attribuisce un legame d’amicizia con l’ex Nar Luigi Ciavardini. Chiara Colosimo esordisce così da presidente della Commissione Antimafia. Una elezione, la sua, accompagnata dalle polemiche per i presunti legami con l’ex terrorista nero che oggi fa parte di una associazione che si occupa di reinserimento di detenuti. Proprio in quella veste Colosimo lo ha incontrato “nell’espletamento delle funzioni di consigliera regionale”, spiega ai cronisti che la interpellano a Palazzo San Macuto, sede della Commissione. “Nella mia vita hanno sempre parlato i fatti e le battaglie che ho fin qui condotto, invito i famigliari delle vittime qui, è casa loro”, spiega la deputata di Fratelli d’Italia, tra gli esponenti più vicini alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Dal Consiglio comunale al Parlamento
In Alleanza Nazionale prima e in Fratelli d’Italia, poi, Colosimo ha percorso l’intero cursus dell’amministrazione pubblica: dal Consiglio comunale di Roma, dove è approdata durante la giunta Alemanno, al Consiglio regionale del Lazio, fino al Parlamento.
“Non ho amicizie, ma ho espletato nella mia funzione di consigliere regionale anche il compito di incontrare i detenuti. Conosco Ciavardini perchè lui è in una associazione che si occupa di reinserimento di detenuti”, sottolinea ancora riferendosi al rapporto che le viene attribuito.
Una vicinanza denunciata dalle opposizioni anche sulla base di una inchiesta giornalistica di Report e sulla quale torna oggi il capogruppo Pd in Commissione Antimafia, Walter Verini. L’elezione di Chiara Colosimo, per il senatore dem, “rappresenta uno schiaffo che la commissione e questo Paese non meritavano”. Per Verini, i partiti della maggioranza “hanno dimostrato sordità e chiusura” alle richieste delle opposizioni.
I dem avevano tenuta la porta aperta ad altre soluzioni. Lo stesso Verini, arrivando a Palazzo San Macuto, aveva rivolto “un appello alla maggioranza per cambiare il nome di Chiara Colosimo alla presidenza della commissione” aggiungendo che, se l’appello non fosse stato accolto, “anche in extremis” il pd avrebbe dato “un segnale forte di dissenso non partecipando al voto”. Ciò che poi puntualmente è avvenuto. Ora, con Colosimo presidente, “la commissione parte azzoppata e poco legittimata”. Dello stesso avviso è il Movimento 5 Stelle che, con Michele Gubitosa, annuncia di voler uscire dall’Aula.
Il Terzo Polo accusa Pd e M5s
Così, al momento del voto, dalla sala al quinto piano del Palazzo escono uno ad uno i componenti delle opposizioni. Tranne quelli di Azione-Italia Viva. Raffaella Paita spiega che il suo gruppo parlamentare non condivide la scelta di uscire dall’Aula. “Non si esce dalle Aule, non l’abbiamo mai fatto”. Annuncia, prima, di non voler votare. Poi il suo gruppo converge sul nome di Dafne Musolino, senatrice delle Autonomie che ottiene quattro voti. La maggioranza è compatta su Chiara Colosimo: 29 voti sui trenta di cui dispone (la diretta interessata decide di non votarsi). è eletta presidente.
Ma è sul secondo voto che Azione-Iv entra in rotta di collisione con il resto delle opposizioni. Federico Cafiero De Raho, ex Procuratore antimafia ora parlamentare M5s, viene eletto vicepresidente assieme a Mauro D’Attis di Forza Italia. Per De Raho votano anche i dem che, alla terza ed ultima votazione, riescono a fare eleggere segretario Anthony Barbagallo. è la prova, per Raffaella Paita, della “spartizione” che c’è stata fra Pd e M5s, lasciando Azione-Iv fuori dall’accordo. “Pd e M5S si sono divisi i ruoli e porteranno a casa un segretario è un vice presidente. Non entro nel merito dei nomi, ma hanno stretto un accordo senza coinvolgere noi”, spiega l’esponente renziana.
Pronta la replica del Pd: “Iv falsifica, ancora una volta, la realtà delle cose. Siamo rientrati” in Aula “per votare De Raho vicepresidente. Una garanzia, l’esatto contrario delle spartizioni”. Al di là dello scontro con Italia Viva e Azione, la scelta di non partecipare al voto in Aula ha creato qualche malumore in alcuni deputati dem. “Non c’è stata alcuna condivisione della scelta”, affermano: “Se ci avessero interpellato, forse, qualcuno avrebbe fatto presente che non era il caso di uscire dall’Aula. In fondo siamo rimasti a votare anche con Nicola Morra”.
Fonti dem, tuttavia, sottolineano che questa mattina, prima della seduta della Commissione Antimafia, si tenuta una riunione per condividere la linea alla quale hanno partecipato i due capigruppo di Camera e Senato, tutti i componenti dem in Commissione e, tra questi, anche la responsabile giustizia del Pd, Debora Serracchiani.