AGI – Giorgia Meloni è ottimista, come ha già detto a Bruxelles, sulla tabella di marcia del Pnrr. Lo ribadisce in un’intervista al Corriere della Sera in cui chiede di smetterla di “fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo”.
“Noi siamo impegnati – riprende – per rispondere alle ultime richieste di chiarimenti da parte della Commissione e ricordo che lavoriamo su un piano scritto da altri“. “Senza polemica – osserva ancora Meloni – non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo”.
La parola: Tafazzismo
Il masochismo tipico di Tafazzi, personaggio televisivo interpretato da Giacomo Poretti, componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, comparso per la prima volta nella trasmissione ‘Mai dire Gol’ nel 1995. (dall’Enciclopedia Treccani)
“Poco male, siamo comunque vicinissimi all’obiettivo. E stiamo lavorando senza sosta alla rimodulazione del Piano e alla presentazione del Repower Eu, per spendere tutte le risorse privilegiando progetti strategici”.
Nessuna fretta per il Mes
“Ritengo contrario all’interesse nazionale accelerare la ratifica del trattato di riforma del Mes mentre il governo è impegnato nel negoziato decisivo per la modifica del Patto di stabllità e il completamento dell’Unione bancaria” ribadisce la premier, “Se abbiamo presentato una questione sospensiva alla richiesta delle opposizioni di ratifica immediata è perché questi strumenti vanno visti insieme. Chi oggi chiede la ratifica – sottolinea – non sta facendo l’interesse italiano”.
“Non sono convinta che al salario minimo si possa arrivare per legge e l’approccio del governo va nella direzione di favorire una contrattazione collettiva sempre più virtuosa, investire sul welfare aziendale, agire su agevolazioni fiscali e contributive, stimolare i rinnovi contrattuali. Il tavolo con le parti sociali è sempre aperto e noi ci confrontiamo con tutti, senza preclusioni”, ribadisce Meloni.
La premier tiene anche a evidenziare che “l’occupazione sta facendo registrare numeri record, anche grazie alle misure che abbiamo adottato. Naturalmente la condizione dei lavoratori, soprattutto giovani che percepiscono retribuzioni non decorose, non solo ci preoccupa, ma ci ha già spinto a intervenire sul cuneo fiscale e a incentivare le imprese che assumono under 36 e ‘neet'”.
Lo sguardo alle Europee
“Non ci sono trattative in corso” per le alleanze tra le grandi famiglie politiche europee, assicura la presidente del Consiglio, “di certo cresce la consapevolezza che l’accordo innaturale tra Popolari e Socialisti non sia più adeguato alle sfide che l’Europa sta affrontando”. “Da qui al 9 giugno 2024 ci saranno elezioni nazionali importanti. In Spagna, dove si vota a luglio, e’ possibile un governo di centrodestra con Popolari e conservatori, dopo che in Italia, Svezia e Finlandia si sono imposti governi di centrodestra”, aggiunge. “Intanto a Bruxelles sui singoli provvedimenti si creano alleanze allargate alternative alla sinistra. È una fase stimolante – dice ancora – i conservatori e l’Italia possono giocare un ruolo centrale”.
La questione migratoria
“L’accordo di tutto il Consiglio Ue sulla cosiddetta dimensione esterna, che offre un approccio completamente nuovo rispetto al passato in tema di contrasto ai flussi migratori, p un indiscutibile successo italiano” sottolinea Meloni che torna a parlare di “un totale cambio di passo” e a ricordare che “la scelta è combattere il traffico di esseri umani e contrastare l’immigrazione illegale prima che arrivi in Europa”.
“Siamo riusciti a far comprendere a tutti i nostri partner – osserva ancora il presidente del Consiglio – che non aveva senso continuare a litigare tra Paesi di primo approdo e Paesi di destinazione su chi dovesse avere la responsabilità di gestire il fenomeno e che l’unico modo era lavorare insieme sui confini esterni”. Certo, Morawiecki e Orban sono rimasti sulle loro posizioni ma, spiega Meloni, “soprattutto la Polonia, ma anche l’Ungheria, hanno accolto milioni di profughi ucraini ricevendo dalla Ue contributi inferiori al necessario. Di contro, secondo l’accordo dell’8 giugno, sarebbero tenute a versare 20 mila euro per ogni migrante anche irregolare non ricollocato. Il tutto, aggravato dal blocco degli stanziamenti per i loro Pnrr nazionali. La loro rigidità è comprensibile e io ho sempre grande rispetto – torna a dire – per chi difende i propri interessi nazionali. Si può superare ricostruendo un rapporto di fiducia e in questo senso cerco di dare il mio contributo”.
A ogni modo, osserva ancora il presidente del Consiglio, “il Patto migrazione e asilo va avanti“, però “vendere questo accordo come una soluzione efficace – avverte – è sbagliato. Può aiutare l’Italia in misura relativa, anche perché il principio cardine di Dublino dello Stato di primo approdo non è stato superato e l’onere su nazioni come l’Italia è ancora troppo elevato. Il Patto si occupa di gestire gli arrivi quando avvengono, la mia priorità invece e fermare i flussi illegali prima che partano e stroncare il traffico di esseri umani”.
Allargando lo sguardo ai rapporti di forze nell’Ue, Meloni rileva anche che “penso sia un errore sovrapporre i temi del Consiglio Ue con i rapporti all’interno delle singole famiglie politiche, che difficilmente ne escono compromessi. Nel Consiglio ciascuno rappresenta gli interessi della propria nazione, capita che non corrispondano e ognuno fa bene a difendere i suoi. La posizione di Polonia e Ungheria sul Patto migrazione – ribadisce – non cambia nulla nei nostri rapporti e come ha detto il primo ministro polacco Morawiecki ‘siamo d’accordo di non essere d’accordo su questa questione marginale’. Tradotto significa ‘è normale che ciascuno faccia il proprio interesse'”.
Francesco Bellacqua