ROMA – Giuseppe Conte e Romano Prodi, due (ex) premier insieme contro il premierato. Due generazioni, concezioni e mondi che fino a poco tempo fa sembravano opposti e inconciliabili, riuniti oggi in un ‘campo largo costituzionale’ dalla critica alla riforma flagship del governo di Giorgia Meloni. E catalizzati per la prima volta in pubblico l’uno accanto all’altro in occasione della presentazione dell’ultimo libro del costituzionalista Michele Ainis, dall’inequivocabile titolo ‘Capocrazia. Se il presidenzialismo ci manderà all’inferno’. “Ci vuole una prima volta nella vita”, ha commentato il Professore e fondatore dell’Ulivo.
Sulla riforma costituzionale, le idee e le critiche sono affini. “Il rimedio offerto apparentemente garantisce la durata in carica del premier, ma di fatto sconvolge e squilibra completamente l’assetto costituzionale: con un’unica scheda elettorale e il premio di maggioranza, se il Governo va a casa ci va anche il Parlamento, che così viene asservito al premier di turno”, ragiona Conte. “Meloni non deve raccontarci la frottola che tanto non si vanno a toccare i poteri del presidente della Repubblica, perché se rafforzi così intensamente il ruolo del presidente del Consiglio, automaticamente hai completamente svuotato il ruolo del presidente della Repubblica”. Se fosse un sistema presidenzialista o semipresidenzialista, sottolinea il leader del M5S, “succederebbe quello che accade in Francia o negli Stati Uniti, un presidente che si contrappone a un Parlamento cercandosi una maggioranza, due organi con legittimità popolare ma non asserviti l’uno all’altro. Oggi questo in questa riforma non ce l’abbiamo, così salta tutto”.
E anche per Prodi “un fatto è chiaro, se da un lato hai l’elezione diretta da parte del popolo e dall’altro no, allora lo squilibrio di poteri viene da sé. Berlusconi per dire ‘io sono come dio’, diceva ‘io sono il primo ministro del popolo’. È chiaro che con questa riforma la figura del presidente della Repubblica viene diminuita, così come il potere del Parlamento. Non c’è più quell’equilibrio dei poteri che è la base fondamentale della democrazia, anche quella americana dove c’è un presidente eletto dal popolo ma con dei contropoteri, come la Corte o la stampa. Qui il primo ministro ha colpito direttanente la stampa, una cosa abbastanza inusuale. La distorsione c’è, è evidente”. E un esperimento identico, sottolinea il fondatore dell’Ulivo, “c’è stato solo in un caso, quello israeliano, che è fallito, è fallito più volte e ha dato luogo solo a degli scontri”.
VEDUTE DIVERSE SUL SISTEMA ELETTORALE
Dove i due proprio non si trovano, invece, è il sistema elettorale. Parlando di astensionismo, infatti, per il leader pentastellato “la situazione è così drammatica che mentre in passato avrei trovato molto efficiente e suggestivo il metodo elettorale maggioritario, oggi penso che non rimanga che tornare al proporzionale con una soglia di sbarramento seria, perché non possiamo favorire una frammentazione. Inserirei anche la possibilità di esprimere una preferenza seria, per evitare che si creino meccanismi di giochi e cordate”. In questo modo, secondo Conte, “l’elettore può scegliere, altrimenti si rischia di allontanare sempre più i cittadini dalla politica e aumentare la disaffezione”.
Siderale la distanza con Prodi: “Il proporzionale, come si vede nel sistema tedesco, quando la società si complica come adesso ti obbliga a delle coalizioni sempre più disomogenee. La nostra democrazia va male, ma non ce n’è una che vada bene. Basta guardare l’astensisonismo, il problema c’è in tutti i Paesi europei. Io penso invece all’uninominale perché spinge al raggruppamento, mentre il proporzionale con lo sbarramento tedesco funzionava bene in una società semplificata, ma in una società complessa…
Il sistema elettorale deve anche correggere e spingere verso un raggruppamento”.
La sua personale lectio magistralis, il Professore la conclude con un consiglio al presidente del M5S e a tutto il centrosinistra: la soluzione ai bisticci del ‘campo largo’ “non è nel libro di Ainis, ma nel cervello di Conte. Se volete vincere, mettetevi d’accordo. Se volete perdere, continuate così…”.