Un fiume in piena di dichiarazioni, che hanno caratterizzato tutta la giornata di ieri. Opposizioni sul piede di guerra. Schlein: “E poi bloccano il salario minimo…”
Un fiume in piena di dichiarazioni, che hanno caratterizzato tutta la giornata di ieri.
Continua a far discutere l’emendamento alla manovra, presentato in Commissione Bilancio, che prevede un incremento degli stipendi per 17 membri del governo che non siedono in Parlamento: otto ministri e undici tra viceministri e sottosegretari.
I capi di dicastero a beneficiarne sarebbero quindi Abodi, Calderone, Crosetto, Giuli, Locatelli, Piantedosi, Schillaci, Valditara.
Il ‘ritocco retributivo’ – circa 7.193 euro al mese, oltre a 1.200 euro annui per spese di viaggio – punta a equiparare le loro retribuzioni a quelle dei colleghi parlamentari.
Ma l’iniziativa, definita dall’opposizione come un “regalo di Natale” per pochi privilegiati, ha acceso le polemiche.
LE POSIZIONI DI CROSETTO E VALDITARA
Mentre diversi esponenti governativi restano in silenzio, alcuni ministri hanno deciso di commentare. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha risposto in maniera diretta: “Mi è indifferente, ma quei parlamentari che criticano queste cifre mi fanno sorridere”. Crosetto ha aggiunto: “Chi rappresenta il popolo italiano deve essere tutelato anche economicamente, ma non sono stato io a chiedere questo emendamento”.
Di opinione diversa è il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che ha scelto di non usufruire dell’aumento: “Non intendo utilizzare questa opportunità”.
Anche il ministro dello Sport, Andrea Abodi, (uno dei potenziali destinatari della misura) ha espresso una posizione personale, definendo il tema tutt’altro che indifferente, ma preferendo non alimentare ulteriormente la polemica.
DURE LE OPPOSIZIONI
Dal fronte delle opposizioni, le critiche sono durissime.
Tuona la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo Governo non sa scegliere le priorità…”. “Il presidente del Senato, Ignazio La Russa- ha proseguito Schelin- ha detto di ‘aver sentito’ che il salario minimo danneggerebbe 20 milioni di lavoratori. Ma sentito da chi? La Russa esca dalle chat di fake news di Trump e Musk”.
Giuseppe Conte accusa la maggioranza di “gettare la maschera”, evidenziando l’apparente paradosso tra l’aumento degli stipendi per pochi e il rifiuto di misure più popolari, come l’aumento delle pensioni minime. “In che mondo vivono?” ha tuonato il leader dei Cinque Stelle.
Il Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: “Il governo Meloni, con il favore delle tenebre, riscrive la manovra economica aumentando lo stipendio ai ministri e regalando alle società di distribuzione dell’energia elettrica la proroga della concessione per altri 40 anni: una vera beffa se si considera che le gare ci sarebbero dovute fare nel 2025”.
Bonelli prosegue: “Il governo dei privilegi per i più forti, ancora una volta non si smentisce, e regala soldi a banche, costruttori, lobby energetiche e spende 15 miliardi di euro di fondi pubblici per il ponte sullo stretto. Tutto questo accade mentre i salari reali in Italia mentre gli stipendi degli italiani sono scesi a livelli ante 1990, con la povertà assoluta che ha ormai raggiunto la cifra record di 5,7 milioni di persone e con 2,5 milioni di cittadini che rinunciano a curarsi a cosa delle loro condizioni economiche e per il dramma delle liste di attesa. Una vera vergogna”, conclude Bonelli.
LA POSIZIONE DI PALAZZO CHIGI
A complicare il quadro, l’assenza di una posizione ufficiale da parte di Palazzo Chigi, che avrebbe preferito evitare un simile clamore mediatico. Secondo fonti vicine al governo, l’emendamento non sarebbe stato ideato dalla Presidenza del Consiglio, ma frutto di una spinta parlamentare. Alcuni ministri avrebbero appreso della misura direttamente dai giornali, sottolineando come l’argomento non sia mai stato discusso in Consiglio dei Ministri.
Fonti del Ministero dell’Economia hanno confermato che il tema era in discussione da tempo, descrivendo la soluzione adottata come “la meno dispendiosa”.
Tuttavia, il clima di incertezza e la pressione mediatica potrebbero spingere il Governo a valutare un possibile ritiro o una revisione dell’emendamento.