L’ipocrisia che da tempo avvolge il nostro Paese ha raggiunto un crescendo senza precedenti, dominando la scena politica e creando un pericoloso disorientamento nell’opinione pubblica
Mai come in questo periodo ogni pretesto viene colto per mettere in discussione la leadership attuale, mentre il Governo si trova a navigare in acque sempre più torbide, schiacciato tra la necessità di rispettare gli obblighi internazionali e il dettato costituzionale che gli impedisce formalmente di prendere parte attiva ai conflitti.
Trump e Macron – Il contrasto tra la politica di Donald Trump e quella di Emmanuel Macron si gioca su due visioni diametralmente opposte della gestione dei conflitti europei. Trump, con il suo approccio improntato al pragmatismo economico e alla riduzione dell’impegno militare diretto, persegue una strategia di pacificazione. Il suo obiettivo è disinnescare i conflitti lasciando che gli attori locali risolvano autonomamente le proprie dispute, mentre Washington ne trae vantaggi economici senza pesanti oneri militari. Di contro, Macron si pone come il principale sostenitore della causa ucraina in Europa, anche attraverso un sostegno militare attivo. La sua politica insiste sulla necessità di contrastare la Russia con ogni mezzo, anche a rischio di prolungare il conflitto e intensificare le tensioni nel continente. La sua azione si scontra con la volontà di pacificazione di Trump e con la crescente stanchezza di alcuni settori dell’opinione pubblica europea nei confronti di un impegno bellico che sembra non avere una soluzione a breve termine.
Un esercito che non può fare la guerra? – L’Italia si trova in una posizione estremamente ambigua. L’Articolo 11 della Costituzione sancisce il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ma questo principio si scontra con le esigenze dell’alleanza atlantica e dell’Unione Europea. Da un lato, il governo italiano partecipa al sostegno dell’Ucraina attraverso aiuti militari e logistici; dall’altro, il suo esercito dovrebbe essere impiegato solo a scopo difensivo. Questa contraddizione è evidente: se l’Italia non può fare guerra, ma è coinvolta in scenari operativi che di fatto la portano a contribuire a un conflitto, quale ruolo reale svolge? È una difesa attiva o una partecipazione indiretta a un confronto militare? E soprattutto, a beneficio di chi? Questo dilemma evidenzia la difficoltà del Paese nel conciliare i propri principi costituzionali con le pressioni geopolitiche del momento.
Un’Europa divisa – Macron vuole continuare una guerra che sta diventando sempre più insostenibile. La recente decisione degli Stati Uniti di bloccare l’accesso ai dati satellitari rende l’Ucraina cieca sul campo di battaglia, privandola della capacità di individuare con precisione le posizioni nemiche. Nel frattempo, la Russia dispone di un arsenale tecnologico avanzato, capace di colpire con precisione e ottenere un netto vantaggio tattico. Come può Macron difendere un’azione bellica che si avvia sempre più verso un esito già scritto? La Russia ha mezzi e strategie superiori, mentre l’Ucraina è sempre più isolata. La guerra, destinata a favorire l’avanzata russa, appare ormai priva di una reale prospettiva di successo per Kiev. Eppure, il leader francese continua a sostenerla, ignorando le evidenze di un conflitto che si fa ogni giorno più difficile da giustificare.
L’ipocrisia e gioco spregiudicato – Mentre il governo italiano cerca una linea di equilibrio tra obblighi internazionali e vincoli costituzionali, la scena politica interna si trasforma nell’ arena delle pretestuosità. L’opposizione non offre soluzioni, ma si limita a contestare ogni scelta dell’esecutivo, indipendentemente dalla sua natura. Se il governo rispetta gli impegni europei, viene accusato di servilismo. Se mostra prudenza, viene tacciato di debolezza. Questa paralisi politica è alimentata da un clima ipocrita in cui la parte avversa alla compagine governativa strumentalizza ogni decisione, senza alcun vero interesse per l’effettivo bene del Paese. Non si assiste a una dialettica costruttiva, ma a un continuo gioco di opposizione per il puro gusto di delegittimare l’avversario.
l’Italia senza una strategia chiara – Nel contesto di un’Europa lacerata da divisioni e da strategie opposte, l’Italia si trova a essere un soggetto passivo, incapace di definire una propria linea d’azione coerente. Vincolata dalla sua Costituzione, ma obbligata a partecipare alle dinamiche internazionali, rischia di diventare un Paese privo di una reale identità geopolitica. La situazione è aggravata dall’assenza di una visione strategica condivisa, sia sul piano internazionale che interno. Se non si troverà un equilibrio tra gli obblighi di alleanza e il rispetto del dettato costituzionale, l’Italia rischia di rimanere impantanata in un limbo in cui non può né combattere né tirarsi indietro, restando ostaggio di una guerra che non ha scelto e di una opposizione interna che usa l’ opposto come arma di scontro permanente.