Lo scandalo delle elezioni truffa in Romania: Perché la candidatura presidenziale di Călin Georgescu è stata respinta?
A favore di Georgescu si schierano sia il Senatore Domenico Scilipoti Isgrò della Democrazia Cristiana (quella di Totò Cuffaro – per capirci), che il presidente di FederMestieri e portavoce del movimento Democrazia del Popolo, Michelangelo Letizia.



La Romania è scossa da un’ondata di polemiche che ha investito le imminenti elezioni presidenziali. Al centro del dibattito, la clamorosa bocciatura della candidatura di Călin Georgescu, un personaggio che aveva suscitato aspettative e timori in egual misura. L’Ufficio Elettorale Centrale (BEC) ha motivato la decisione con una formula laconica ma esplosiva: il suo discorso e il suo comportamento sono “incompatibili” con la carica di Presidente della Repubblica. Ma dietro questa affermazione, apparentemente semplice, si cela una complessa rete di accuse, insinuazioni e interrogativi che minacciano di gettare un’ombra oscura sulla legittimità del processo elettorale.
La decisione del BEC ha innescato immediate e veementi proteste da parte dei sostenitori di Georgescu, i quali denunciano un complotto orchestrato per eliminare un candidato scomodo, capace di mettere in discussione l’establishment politico romeno. Le accuse di “elezioni truccate” risuonano con forza, alimentate da un’atmosfera già surriscaldata dalle tensioni sociali ed economiche che attraversano il paese.
Georgescu, figura controversa e carismatica, aveva costruito la sua campagna elettorale su una piattaforma di rinnovamento radicale, promettendo trasparenza e lotta alla corruzione, mali endemici che affliggono la Romania da decenni. La sua popolarità, cresciuta rapidamente tra i cittadini delusi dalle promesse non mantenute dei governi precedenti, aveva destato preoccupazione nelle alte sfere del potere. La sua retorica forte, spesso diretta e critica nei confronti dell’élite politica, potrebbe essere stata interpretata come una minaccia alla stabilità del sistema.
Ma la vaghezza della motivazione fornita dal BEC apre la strada a diverse interpretazioni. L’accusa di “incompatibilità” con la carica presidenziale rimane un concetto ambiguo, suscettibile di essere manipolato a seconda delle esigenze politiche. Si sussurra di pressioni esterne, di interferenze di poteri occulti, di una campagna di diffamazione orchestrata per screditare Georgescu e indebolire il suo sostegno popolare.
Alcuni analisti politici puntano il dito contro la presunta opacità del processo di verifica delle candidature, evidenziando la mancanza di trasparenza e di controlli indipendenti che potrebbe aver favorito la manipolazione del risultato. Altri sottolineano l’importanza del dibattito pubblico e della necessità di un’inchiesta approfondita per fare luce su questa vicenda che rischia di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.
La vicenda Georgescu è un campanello d’allarme che richiama l’attenzione sulla fragilità delle democrazie in transizione e sul rischio di manipolazione dei processi elettorali. La questione non riguarda solo la candidatura di un singolo individuo, ma la stessa credibilità del sistema democratico romeno. La trasparenza e l’imparzialità delle elezioni sono fondamentali per la stabilità politica e sociale di un paese, e il caso Georgescu solleva seri dubbi sulla capacità della Romania di garantire questi principi fondamentali. La comunità internazionale è chiamata a monitorare attentamente gli sviluppi della situazione e a chiedere una risposta chiara e definitiva da parte delle autorità romene. L’ombra del sospetto di una “truffa elettorale” grava pesantemente sull’intero processo elettorale, e solo un’indagine indipendente e trasparente potrà dissipare i dubbi e ripristinare la fiducia dei cittadini. Il futuro della democrazia in Romania è appeso a un filo.
L’ex senatore di Forza Italia, Domenico Scilipoti Isgrò, ammette: «Il candidato alle presidenziali rumene, considerato filo russo, è stato escluso e persino perseguito giudizialmente, cosa che ha prodotto disordini. Nel condannare ogni forma di violenza, invoco anche in Europa patria della democrazia il diritto del candidato presuntamente accusato di essere filo russo a partecipare alle elezioni. È arrivato il momento di porre fine a questo insensato sentimento anti russo che non puo’ coinvolgere come accaduto arte, sport, cultura e musica. Bisogna democraticamente rispettare le scelte delle altre nazioni. In caso contrario, quasi in modo involontario ed umoristico, si cade nelle stesse condotte censurate alla Federazione Russa. Rispettare sempre la volonta’ dei popoli”. Lo dice in una nota il presidente di Unione Cristiana e responsabile nazionale del dipartimento Salute della DC Sen.Domenico Scilipoti Isgro’.
Anche il giornalista Michelangelo Letizia, presidente Feder Mestieri e portavoce del movimento Democrazia del Popolo, che si era già espresso sulla vicenda, al momento dell’arresto di Georgescu, avvenuto più di una settimana fa, non fa sconti alla «situazione di evidente stallo dei principi democratici, se in Europa ci si mette ad eliminare così, alle elezioni, i candidati ‘scomodi’, vuole dire che non siamo più in democrazia, nel caso ci fossimo mai stati».