L’ Italia di ieri che puntava sull’istruzione e quella di oggi che sembra osteggiarla oltre ogni misura. Da quando il nostro Paese ha smesso di dare importanza a una tematica fondamentale come quella scolastica?
Da tempo osserviamo una situazione sempre più preoccupante per ciò che riguarda il rapporto tra scuola e Stato, percependo come quest’ultimo si stia sempre più allontanando dalle problematiche della prima.
Nel passare degli anni è aumentato di molto lo scetticismo delle famiglie verso politiche scolastiche bollate come non idonee a poter risolvere le numerose problematiche che gravitano intorno a un mondo tanto vasto come quello legato alle scuole e all’educazione.
Dobbiamo riflettere sul fatto che quando parliamo di scuola non parliamo solo di strutture, ma di un sistema complesso composto da: alunni, insegnanti, aziende, personale extrascolastico e, più importante di tutti, le famiglie!
Spesso non pensiamo al vero significato della scuola, alla sua importanza sociale e al supporto che dia a 360°. Non solo programmi didattici, ma un‘anticamera di maturazione del singolo in ogni sua sfaccettatura.
Abbiamo conosciuto con il passare del tempo una crisi che va oltre al semplice rapporto studente e insegnante. Capiamo l’importanza della scuola soprattutto nella formazione del singolo in simbiosi con quella potuta fornire dall’ ambiente familiare.
Si critica tanto la condotta dei giovanissimi, ma non ci si sofferma a riflettere su come questi si sentano nel vedere nello Stato, a cui viene imposto il rispetto a esso, il primo a non ascoltarli.
In una reazione a catena, assistiamo alle difficoltà delle famiglie che, tra mille sacrifici, vorrebbero supporto dalle istituzioni, ma ogni reclamo sembra essere accolta come una mera “lamentela”. La Pandemia in più ha esasperato tale situazione portando ogni problematica a un livello sempre più esteremo.
Un carovita in aumento, l’obbligo di dover lavorare a pieni ritmi per poter “sopravvivere” più che vivere, e non trovare più nemmeno nella scuola quel supporto che una volta si avvertiva.
Abbiamo un forte bisogno di insegnanti e la pandemia lo ha esasperato ulteriormente, ma lo Stato non interviene in maniera decisiva. Decine di migliaia di aspiranti insegnanti alla deriva tra supplenze senza sosta e in attesa di trovare la loro strada.
Ci troviamo davanti strutture fatiscenti dove il degrado viene insegnato come normalità sin da piccolissimi.
Operatori scolastici ed extrascolastici che, lavorando in situazioni di ingerenza e contrattualistiche imbarazzanti, perdono ogni stimolo e si confida nella loro soglia di sopportazione personale perché il sistema possa andare avanti o almeno trovare il cancello aperto la mattina.
E in tutto questo le famiglie, di qual si voglia tipologia, che fanno? PAGANO, in cambio di un disservizio.
Pagano i libri, le rette, i servizi accessori; lavorano, senza risparmiarsi, tra orari e ritmi sempre più difficili da gestire e per cosa?
Ditelo voi, pensando a ciò che vi aspettereste da un’ Italia degna di tale nome e da quello che in realtà avete e riflettete su quanto, tutto questo, peserà sugli uomini e donne del domani.
Fonte La Nuova Alba/Beatrice Cola
Francesca Romana Cristicini