Sotto la pioggia battente, a Roma, Piazza dei Santi Apostoli, a due passi dal Monumento al Milite Ignoto, la morte in carcere di Patrick Guarnieri, segna la giornata internazionale contro le discriminazioni razziali. Patrick ha dato voce al popolo Rom dimenticato e mortificato, dalla malvagità delle genti gregarie incapaci di comprendere la profondità del disprezzo verso l’altro, l’invarianza della indifferenza, la deplorevole superbia, l’ignavia manifesta, l’infame arroganza, la genetica ignoranza, la persistente prepotenza. Umiliati e offesi, come molti nel mondo terraqueo.
La leader del partito Mistifè, Giulia Di Rocco, ha portato nella storica Piazza delle Libertà e dei diritti negati, le componenti rappresentative del popolo Rom, cittadini italiani, che con compostezza e rispettosi del decoro della Piazza, hanno vibrato la loro legittima protesta per la “milionesima” morte in carcere di un giovane che nessun tribunale al Mondo può mandare a morte per efferata negligenza ed inscusabile inerzia istituzionale, atteso che le persone poste nella gerarchia della Pubblica Amministrazione, della res publica, compreso a pieno titolo il Corpo dei magistrati, godono di posto fisso e stipendio assicurato grazie ai tributi versati dal popolo italiano, che lavora e produce ricchezza.
La legale del partito Mistipè, primo partito politico nazionale Rom, Giulia Di Rocco, forte della presenza massiccia delle rappresentanze del popolo Rom, ha lanciato un invito forte e chiaro alle donne e gli uomini delle Istituzioni. Patrick invoca giustizia e la sua dipartita non può restare vana, deve avere una risposta per liberare il popolo Rom dal ghetto della freddezza, della negazione dei diritti umani, dell’oltraggio ad una etnia millenaria, del vilipendio ai propri figli che non appartengono ad un Dio minore.
Giulia Di Rocco, Rom italiana, abruzzese, attivista per i diritti umani, membro del Forum RSC istituito dall’UNAR, ufficio anti discriminazione presso il Ministero delle Pari Opportunità e membro dell’IRU Internatinal Roma Union, rappresenta i Rom presso il Consiglio D’Europa e all’Onu, presidente del primo Partito nazionale italiano Rom e Sinti.
Il giovane Patrick, per voce della leader del Mistipè, Giulia di Rocco, primo partito politico nazionale Rom, con il presidio a Piazza Santi Appostili, ricorda la giornata internazionale contro le discriminazioni, che consegnano morte e disperazione, come quello del fratello Patrick, morto in carcere dove era stato rinchiuso nonostante una serie di problematiche che aveva, soffriva di alcuni handicap per cui non era compatibile col carcere, infatti è morto.
Patrick Guarnieri per voce della leader del Mistipè, Giulia di Rocco, viene celebrato con il presidio a Piazza Santi Appostili, 27 marzo, giorno conclusivo della settimana internazionale contro le discriminazioni razziali, è bene ripeterlo. I Rom italiani di antico insediamento (presenti sul territorio italiano già dal 1300) per la prima volta sono scesi in campo contro il pregiudizio e il razzismo nei confronti della popolazione Rom italiani, che tra tutte le etnie è la più grande che esiste in Italia e in Europa, ma è anche la più discriminata.
Oggi si è manifestato anche per denunciare la morte di un giovane ragazzo Rom, abruzzese di Giulianova, morto appena ventenne, Patrik Guarnieri, sordo muto e con ritardi mentali, che dicono si sia suicidato in carcere, portato dai carabinieri al carcere di Castrogno nel teramano (Castrogno è una frazione della provincia di Teramo nella regione Abruzzo d’Italia), dove c’è un problema di sovraffollamento. Sembra che avesse violato il divieto di fissa dimora (carcere a casa) per alcuni piccoli furti.
Il ragazzo nello stesso giorno ha avuto una crisi ed è stato portato a visita da un medico e non riscontrando niente di fisico, è stato riportato in carcere in isolamento, dove il giorno dopo (giorno tra l’altro del suo compleanno) lo hanno trovato morto impiccato alle 5.20 del mattino. L’art. 283 del codice di procedura penale prescrive che “ 1. con il provvedimento che dispone il divieto di dimora, il giudice prescrive all’imputato di non dimorare in un determinato luogo e di non accedervi senza l’autorizzazione del giudice che procede [279]”.
Giulia Di Rocco è la promotrice con il partito tutto dell’iniziativa in collaborazione con le associazioni Rom in progress di Isernia e il centro Rom di Avezzano. Presenti a sostegno della iniziativa: Alessandro Bistecchia dell’Unar, Maria Riccioli del MEDA Movimento europeo disabili italiani, Giovanni Paolo del DCC (democratici cristiani di centro), Partito radicale.
L’indifferenza dello Stato ricorda lo scrittore Alberto Moravia è l’eterno male del sistema sanzionatorio che alimenta i conflitti sociali, moltiplica le discriminazioni e i privilegi. I Signori della punizione non hanno ancora compreso che non hanno titolo per punire gli altri. Per giudicare i propri pari è necessario almeno autogiudicarsi e purificarsi dei peccati che non vogliono confessare; lo professa Gesù di Nazareth da 2000 anni. Lo hanno detto i grandi delle scienze umane Voltaire, Hegel, Marx e soprattutto Freud. In ogni caso siamo contro la sanzione che non è una terapia sociale utile. Accogliere, convertire, spiegare, convincere soprattutto con gli esempi di coraggio, e di offerta dei doni, dell’ospitalità affettuosa, come è scritto nella biologia dell’essere umano.
Per quanto riguarda chi scrive, quale portavoce nazionale della Democrazia Cristiana nella espressione del Segretario Nazionale Dott. Angelo Sandri, ricordo a coloro che hanno orecchie per sentire che per le guerre in atto, quelle da prima pagina e quelle dimenticate, come pure quelle che si sono combattute negli ultimo 3.000 anni, il tempo della polvere da sparo è finito.
Noi siamo determinati a proseguire il viaggio intrapreso dal compianto Prof. Aldo Moro assassinato dai nemici della Pace. Ma la colomba ha preso il volo e non si può più fermare.
L’estensione della faglia tra il come dovrebbe essere (le leggi, gli statuti, le regole scritte sulla carta) e il come è la realtà storica dei popoli, delle etnie, delle genti nello spazio e nel tempo, segna il confine tra l’astratto e il reale, e chi guida i popoli si deve occupare della realtà, del vissuto delle genti, dei bisogni per la sopravvivenza, soprattutto per i bambini e i giovani.
Il sistema sanzionatorio che intrinsecamente evolve in pene sempre maggiori deve essere corretto, atteso che moltiplica il conflitto sociale e non lo riduce. Da oltre 30 anni un reclutamento (clientificio) ininterrotto di agenti sanzionatori di ogni ordine e grado, tutelati dall’anonimato (esentati dal declinare le proprie generalità), non imputabili per disposizioni superiori, decidono ad libitum tra colpevoli ed innocenti in attesa di imputazione, decretando un dominio tirannico di controllo dei cittadini-utenti, con abusi e crimini orrendi, mentre dovrebbero assicurare garanzia di sicurezza, tutela delle fasce deboli, libertà e democrazia, crescita e sviluppo per traguardi di benessere economico e sociale.
Da una parte i c.d. agenti sanzionatori (dal giudice all’assistente sociale, dall’operatore sanitario all’agente delle forze dell’ordine, dall’agente municipale ai sanitari del TSO, dalla maestra elementare all’amministratore del Condominio, dal narratore dell’ovvio al predicatore di morte), dichiarando solidarietà, coesione, amore per l’altro. Dall’altra il vasto popolo dei figli di un Dio minore, dei sofferenti, degli oppressi, dei dimenticati, degli ultimi, dei richiedenti giustizia senza giustizia.
Anche a coloro che sono bravi a difendersi vergono frapposti ostacoli ed impedimenti che al contrario per gli agenti sanzionatori non vengono rispettati. Trasparenza, richiesta accesso agli atti (solo per alcuni), competenza, rispetto delle procedure, ottemperanza al rapporto gerarchico, non consentita ingerenza nel lavoro altrui, indifferenza istituzionale, negligenza, imperizia, inerzia nell’applicare le sanzioni ai sottoposti gerarchicamente appartenenti alla stessa categoria. etc. Tutti NON imputabili, esentati da responsabilità pur occupando una posizione di alto comando e prestigio.
Come ha detto Albert Einstein, “il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male, ma da quelli che li guardano senza fare nulla”.
L’unità del genere umano confligge con la legge diseguale per tutti. Il genere umano è biologicamente uguale nello spazio e nel tempo. La femmina, il maschio, i figli, la figlia, il figlio, nascono da sempre con l’unione di una femmina e un maschio. Le diseguaglianze, le discriminazioni, i privilegi, la colpevole indifferenza, le devianze, la violenza del singolo, i comportamenti che creano agli altri sofferenza e dolore, hanno una radice comune nell’incapacità di coloro che sono posti lungo la verticale della linea di comando in ogni Paese ed appare che non siano in grado di tenere unita la comunità, senso di appartenenza, escludendo alcuni, ammettendo altri alla Corte del Re, vassalli pronti a servire l’imperatore del momento per pochi denari. Il tradimento, l’intrigo, il complotto sono le regole che decidono l’ascesa al vertice del potere.
E noi cristiani, insieme ai molti che ci sono vicini, ricordiamo le Parole di Gesù di Nazarerth ”amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”, che non sono un segno di debolezza, ma di grande forza..
Carlo Priolo, giornalista professionista, sociologo